ATTENTO MATTEO, NON STARE SERENO
Di Antonello Caporale
Da Il Fatto Quotidiano del 26/10/2014.
Non consiglieremmo a Matteo Renzi di star sereno dopo quello che è avvenuto ieri a Roma.
Nascosti tra le bandiere rosse, hanno sfilato anche i suoi elettori o quelli che dovrebbero essere destinatari di una politica che guarda finalmente alla società infragilita e dispersa e le dà coraggio, speranza.
La Cgil – è questa la novità – ha raccolto sotto le sue insegne non solo i garantiti, ma anche gli sfruttati, i disoccupati, coloro che hanno perso il lavoro e non lo ritrovano più.
C’erano i nonni e i nipoti legati dallo stesso destino, i rivoluzionari di mestiere e le mamme senza futuro, gli studenti senza parte, gli operai senza più fabbriche, gli insegnanti senza cattedra, i militanti senza partito. Pensavano che Renzi fosse un amico e se lo ritrovano avversario. Pensavano che fosse cambiato il mondo e lo vedono a braccetto con Verdini e Marchionne. Non era facile, in questa Italia annichilita, rassegnata a una povertà di massa e a una nuova solitudine, scegliere di partire, giungere fino a Roma per mostrarsi, farsi sentire e finalmente farsi contare. Provi Renzi adesso a riempire piazza San Giovanni così. “Respect”, diceva il cartello di un manifestante.
Ecco, è parso che questo governo non abbia rispetto per il suo dolore e per i suoi diritti e non abbia alcuna connessione sentimentale con le sue passioni, la sua storia, la sua memoria, il modo stesso di intendere la vita. Eppure il Partito democratico è nipote di quel Pci (mai così tante bandiere del partito di Berlinguer come ieri) a cui ha preso molto e restituito niente. Dire, come fa Renzi, che la piazza non troverà ascolto, mettere questi operai al pari dei tecnocrati che hanno dominato la politica e contribuito ad aggravare la crisi economica, è molto più di un affronto. È una analisi rozza che denota insieme l’identità e l’alterità del personaggio, la sua estraneità a un mondo anche grazie al quale egli è a Palazzo Chigi. Far rispondere dalla Leopolda a questo evento così politico, così popolare e così imponente al finanziere Davide Serra, magari esperto in subprime e derivati, sembra puro sfottò.
Ma la piazza, il premier lo imparerà presto, conta molto più delle sue slide colorate.
Mirko Tutino Assessore a “Infrastrutture del territorio e Beni comuni con deleghe ad Ambiente, Mobilità, Infrastrutture e Lavori pubblici, Politiche energetiche” della provincia di Reggio Emilia, spiega come il non fare l’inceneritore permette una pianificazione moderna della gestione dei rifiuti, molto meno costosa, non inquinante, che apre alla creazione di molti posti di lavoro ( “..1 ogni 1000 abitanti, che per una città come Firenze vuol dire 400 nuovi posti di lavoro”).
L’esempio avanzato di Reggio Emilia che si configura come una tra le migliori esperienze italiane, contrasta totalmente con il disegno del PD fiorentino e toscano che vuole invece una gestione obsoleta e inutilmente pericolosa centrata su discariche e inceneritori.
Per la visione dell’intero dibattito clicca su questo link: http://youtu.be/K_YlY5xh29w